2467aaa3d1551d68103a2e4179f2617fb1220bbc
730f7ae2ccb915247fecdcd748d413519770b58f

©

Sono donna (Parktraits stories)

2025-03-10 16:39

Array() no author 82219

Fotografia, comunicazione, media e società, Gerardo Regnani, Parkinson, Stella Nonanta, 8 marzo, IWD 2025, Sono donna,

Sono donna (Parktraits stories)

Stella Nonanta. Brevi tracce autobiografiche, pensieri, in occasione dell'8 marzo...

Sono donna

un breve racconto di Stella Nonanta


Gerardo Regnani - 8 marzo - Nonanta Stella - Sono donna 2jpg


G. Regnani, 8 marzo, 2025



Sono nata in una famiglia al femminile, nonna, mamma, due sorelle più grandi e il mio papà sempre all'estero per lavoro. Abitavo in una vecchia corte con persone anziane principalmente donne, vedove o zitelle, così si definivano un tempo, ora single. Donne forti che sapevano affrontare le avversità con coraggio e modestamente con pochissime risorse economiche, però sapevano di poter contare sull'aiuto delle persone a loro vicine, per me erano tutte mia zia o nonna. Bussavo ad ogni porta, sempre aperta, sapevo che da una avrei trovato la caramella alla menta, dall'altra la cedrata e da Giuditta un dolce abbraccio. Gli uomini erano coloro che andavano al lavoro per sostenere le famiglie, ma io vedevo solo donne, parlavo solo con donne, pettegole, invidiose, imperiose, divertenti, disperate e sempre indaffarate, impegnate in un sacco di attività ma sempre pronte ad ascoltare ed aiutare se c'era bisogno.


Caspita sembra che io abbia ottant'anni e che parlo del 1800, invece ho 52 anni e parliamo di quarant’anni fa circa, com'è cambiata la società, adesso non sai nemmeno come si chiama il vicino al quarto piano!


La mia infanzia ha condizionato molto la donna che sono oggi, queste donne mi hanno insegnato prima il rispetto verso l’essere umano e a ciò che quest'ultimo ha costruito con sangue e sudore. Mi hanno insegnato a cavarmela da sola con le risorse che possiedo valorizzando i miei pregi e punendo severamente le mie mancanze. Mi hanno spiegato come si chiede scusa e come si può ridere di cuore, come si piange in silenzio e come convivere sole. Mi hanno mostrato il loro passato e la gioia di essere vive per raccontarlo.


Mi spiace cari uomini ma la donna è sentimento, è emozione, e voi siete il suo prolungamento. Più amate la donna a voi vicina più lei vi illumina. Siete i suoi figli, consorti o nipoti ma senza di lei siete ombra.


Io sono una donna, una moglie, una zia, una madre, un'amica, una collega di lavoro, sono una persona paziente, apatica, lenta lenta, rigida, insomma, parkinsoniana. Ho dubitato a volte del mio stato di donna, pensavo che se fossi nata uomo sarebbe stato molto più semplice, pensavo che l’uomo fosse più libero, nel mondo del lavoro gli uomini avevano più opportunità. Poi la Malattia di Parkinson definita con percentuale più alta maschile e no, non è possibile, io voglio i vantaggi di essere uomo non le sfortune! Quindi ho fatto pace con me stessa e sono orgogliosamente felice di essere donna.


Quando vivi una patologia neurodegenerativa non importa di che genere sei, uomo/donna non ha alcuna importanza, ciò che conta è essere liberi di esprimersi sinceramente.


Io Stella mi voglio bene.